sabato 19 marzo 2022

Wizsla - Bracco Ungherese

 


È un cane da selvaggina a cui hanno affibbiato diversi nomignoli, da Vizsla, che significa vigile, a cane velcro, per il suo forte attaccamento al padrone.


 Bracco ungherese: da dove viene?

È molto difficile rintracciare le origini di questa razza. Si ipotizza che siano arrivati in Ungheria nel IX secolo, insieme alle tribù magiare, migrate dalle steppe dell’Asia. Presso queste popolazioni, il bracco veniva impiegato come cane da caccia.


Aveva conquistato la sua fama già nel corso del XVIII secolo, quando divenne il fedele compagno dei nobili aristocratici durante le battute di caccia. Poi nel corso delle due guerre mondiali conobbe un periodo di oscurità, rischiando l’estinzione.

Tra i suoi antenati vi sono il segugio di Pannonia, il bracco tedesco, il levriero arabo e il cane giallo turco. L’obiettivo delle varie selezioni era quello di ottenere una razza che riuscisse a cacciare nelle condizioni ambientali più disparate. Difatti è proprio questo l’aspetto che oggi caratterizza meglio il bracco ungherese.


I primi riconoscimenti arrivano nel 1936, con la FCI, a cui segue quello nel 1960 da parte dell’American Kennel Club. In Italia la sua diffusione si deve alla cinofila Jolanda Savoia.

Aspetto fisico.



Di questa razza esistono due specie: il bracco ungherese a pelo corto e quello a pelo duro, meno diffuso.

È un cane di taglia media, alto al garrese tra 58 e 64 cm. Il peso tende ad oscillare intorno ai 30kg. Il corpo è muscoloso ma ben affusolato, con un’andatura elegante.



Le zampe sono palmate, per cui è anche un abile nuotatore. Il pelo è color frumento dorato, così come gli occhi, di forma ovale, e il tartufo. Sono disponibili diverse sfumature e gradazioni, ma il colore nel complesso deve restare uniforme su tutto il corpo. Possono esserci anche delle minuscole macchie bianche sulla gola, il petto o le dita.


La coda è lunga e stretta, il muso lungo e a punta. La testa appare piuttosto larga, con la pelle ben aderente. Le labbra sono tese, le mascelle forti e muscolose, le orecchie pendenti.

Il bracco ungherese è un cane da ferma, sempre attento, disponibile al lavoro e sveglio. Riesce a cacciare in diversi contesti, dai boschi alla pianura e anche in acqua. L’olfatto è molto sviluppato, così come sono note le sue abilità da riportatore.

Si distingue per la dolcezza e l’affetto che manifesta soprattutto nei confronti del suo padrone. Alcuni ritengono che questo attaccamento sia addirittura morboso, avendo continuamente bisogno del contatto fisico.




La sua predisposizione alla interazione lo ha reso uno dei cani adatti alla pet therapy. Non a caso, è anche un grande compagno di giochi per i più piccoli.

Si lascia educare con molta facilità, mostrando una dedizione unica nei confronti del suo capobranco sin da cucciolo. Oggi alcuni padroni lo allevano in appartamento, ma chiuderlo tra le pareti di casa, lasciandolo uscire poche ore al giorno, rischia di farlo soffrire.

Questo cane non ha perso la sua indole da cacciatore, ha bisogno di muoversi, di scovare le sue prede, di stare a contatto con la natura. Quando tutto questo gli viene privato, inizia a diventare insofferente.

Questa razza non abbaia quasi mai, in linea con la sua indole tranquilla e socievole, e lo fa solo in caso di necessità. Quando abbaia, il consiglio che va per la maggiore è distrarlo e trovargli altro da fare. Se, invece, griderete penserà che state abbaiando insieme a lui!



Fissa il tuo cane negli occhi e prova ancora ad affermare che gli animali non hanno un’anima.

(Victor Hugo)








venerdì 18 marzo 2022

19 marzo festa del papà

 Mio padre mi ha dato il regalo più grande che qualcuno possa dare a un’altra persona: ha creduto in me.

Sei stato il faro della mia vita e nel mio cuore resterà sempre il vuoto della tua assenza. 

Sei lassù, ma sei con me. Ti penso sempre e sei nel mio cuore. Mi manchi tanto. Qualche volta se puoi, vienimi in sogno, abbracciami e sorridi.

Auguri babbo.



giovedì 3 marzo 2022

 La parte più difficile nell’avere un cane, non è “l’impegno” che molti credono stia solo nel doverlo portare fuori a orari cadenzati, freddo o caldo che sia, pioggia o neve, sonno o semplicemente mancanza di voglia.

Non è nemmeno il dovergli dedicare del tempo per giocare, nel farlo sentire ciò che è, un cane appunto, con i suoi istinti da soddisfare come, per esempio, il suo bisogno di predare, sopperendo con palline e giocattoli vari.

Neppure il garantirgli del cibo sano e cure veterinarie che gli allungheranno di un po’ la sua già breve vita, è complicato.

Nemmeno il tappeto di pelo onnipresente sul pavimento di casa, nonostante il costante uso dell’aspirapolvere di ultima generazione, lo è; ci si abitua, tanto quanto quello presente sui vestiti, che, piano piano, diventa un accessorio abituale.

Ho persino capito che non è neanche il fatto di avere una vita libera, dove puoi partecipare ad ogni genere di evento “glamour” in cui la presenza di un cane non sia contemplata, che rende più difficile il trascorrere le serate.


Niente di tutto questo mi è mai pesato, nemmeno per un istante.


La parte più difficile è vedere che i colori del manto non sono più così intensi, che le pupille sono diventate opache e che l’energia che metteva nella rincorsa di una pallina è quella che un cuore non più giovane, concede.

La parte più difficile è quella di vedere il cucciolo che hai conosciuto il primo giorno, imprigionato in quello stesso corpo che non gli permette più di fare ciò che riusciva soltanto qualche anno fa.

La parte più difficile è accettare il fatto che lui è solo una breve parentesi della tua vita mentre tu sei il senso di tutta la sua.


Ma tutto quell' amore che ti dà..



.



mercoledì 2 marzo 2022

I veri amici che non ti tradiranno mai.








 "Le persone buone sono quelle che amano gli 
animali. Gli animali sono esseri speciali e chi ha 
avuto la fortuna di vivere una connessione con 
loro, lo sa bene..
La nobiltà degli animali è un vero insegnamento. 
Grazie a loro siamo persone più umili, empatiche, 
affettuose. Ci donano il loro amore 
incondizionatamente, senza chiedere nulla in 
cambio, facendoci del bene".




Siamo fatti cosi

 "I forti non sono amati.

Sono scomodi.


Sono poco manipolabili.

I forti sanno sentire se stessi,

conoscono i loro diritti

e non sono disposti a rinunciarci.

Sanno essere felici malgrado tutto.

Hanno delle radici potenti

che non si possono estirpare.

Non è facile distruggere i loro principi,

la loro dignità,

la loro fiducia in se stessi.

Sono in grado di sostenere qualsiasi verità,

i colpi del destino,

la tortura del tradimento

e le tempeste delle proprie emozioni.

Non hanno paura del dolore:

hanno già attraversato il loro inferno personale

e sanno trasformare le ferite in saggezza,

sanno godere la vita,

conservando nel cuore la bellezza e la tenerezza.

Non si aggirano sulla strade altrui,

non commerciano in felicità,

non elemosinano l'amore.

Ma se dovessero conoscere questo sentimento,

lo accetterebbero come un dono

e non tradirebbero mai coloro che amano.

Vivendo con onestà,

i forti si evolvono,

si approfondiscono.

Ciascuno di loro porta una croce personale

senza farla cadere sulle spalle degli altri.

Quando sbagliano si rialzano

traendone una lezione,

invece di accusare qualcuno.

I forti sanno andarsene, per sempre.

Non provate la loro resistenza:

vi pieghereste".